giovedì 30 giugno 2011

VIAGGI&WEEKEND-Sherwood Festival Il ritorno dell'Uomo a una dimensione

PADOVA. Dopo sette anni dal loro ultimo cd Take Me Away e ad un anno dalla pubblicazione del cofanetto «The Box» contenente i quattro album pubblicati dal 1997 al 2004, gli One Dimensional Man tornano a calcare le scene del rock indipendente. Oggi alle 22 (ingresso 1 euro), allo Sherwood Festival di Padova, ospitato dal parcheggio Nord dello Stadio Euganeo, la band del veneziano Pierpaolo Capovilla (voce e basso) e del sardo di nascita ma padovano d'adozione Giulio Ragno Favero (chitarra) presenterà dal vivo il nuovo album A Better Man, in uscita in questi giorni in contemporanea al grintoso singolo «This Crazy».  I due artisti veneti, che negli ultimi sei anni si sono fatti apprezzare con la band Il Teatro degli Orrori, insomma hanno deciso di riportare in auge il loro antico progetto musicale che tra il 1997 ed il 2004 portò alla pubblicazione di quattro album. Che tipo di concerto devono aspettarsi i vostri fans? «L'esibizione - risponde Capovilla - ci darà modo di presentare dal vivo il nostro nuovo album, in cui crediamo molto. Suoneremo un'ora e mezza. A differenza dei concerti del passato però non ci saranno solo voce, basso, chitarra e batteria ma anche i sintetizzatori, i loop ed altre diavolerie elettroniche».  Come mai dopo il recente successo di A sangue freddo e dei tour connessi, lei e Giulio Ragno Favero avete deciso di congelare il progetto de Il Teatro degli Orrori per tornare alle origini con gli One Dimensional Man?  «Era nei nostri piani. Quando nel 2005 abbiamo dato vita a Il Teatro degli Orrori l'avevamo detto che sarebbe stato un progetto parallelo agli One Dimensional Man. Poi, per gli strani casi della vita è successo che Il Teatro ha avuto un successo che noi di certo non ci saremmo mai aspettati, complice forse l'uso dell'italiano che ha reso più comprensibili i nostri testi al pubblico. Così Il Teatro ha preso il sopravvento ed è diventato il gruppo prioritario. Le due band, comunque, rappresentano due progetti diversi ma complementari».  Col nuovo cd A Better Man, sembra che «l'uomo ad una dimensione», metafora che avete preso in prestito al filosofo Herbert Marcuse, oggi abbia deciso di diventare un uomo migliore. «La canzone che dà il titolo all'album è una ballad struggente che parla proprio di questo: dell'amore inteso non come eros ma come darsi agli altri. Attraverso questo di sentimento, il protagonista del brano dopo una serie di fallimenti cerca l'emancipazione».  I testi del disco li ha scritti il pittore australiano Rossmore James Campbell in modo autonomo o seguendo le vostre indicazioni?  «Li ha scritti Rossmore in completa autonomia, regalandoci delle splendide liriche che ha scritto tra gli anni '90 e i giorni nostri. Ho chiesto la sua collaborazione perché dopo l'esperienza de Il Teatro degli Orrori mi sono stufato di scrivere in una lingua che non è la mia. Mi sono reso conto che per esprimere la mia rabbia e la mia speranza senza compromessi, ho bisogno di usare l'italiano».  Per Better Man avete avuto la possibilità di collaborare con molti artisti della scena internazionale e di casa nostra. «Sono tante le collaborazioni, al punto che parlerei di un disco corale. Due su tutte: quelle di Eugene Robinson degli Oxbow e di Justin Trosper degli Unwound».

FONTE:http://mattinopadova.gelocal.it